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IL COLONNELLO REY, SUPPONGO  

Le recensioni

Se hai letto il libro, puoi scrivere la tua recensione. Clicca sul link in fondo alla pagina.

 

10. Molto bello

Orlando su Ultimabooks - 09.09.14
Una lettura scorrevole, una storia avvincente e possibile, come la fine che lascia ipotizzare un ennesimo sacrificio per il bene comune (o di pochi ?). Sicuramente da consigliare.

9. Ottimo giallo scorre che è un piacere

Mauro Fioroni su Amazon.it - 02.09.14
Bel giallo. Si legge tutto di un fiato e tocca temi attuali in modo non scontato. Bravo l'autore ! Lo consiglio anche a tutti quelli che si occupano di "burocrazie informatiche" senza pregiudizi.... Link permanente

8. Giallo raffinato, preciso come il bisturi di un chirurgo ed avvincente come una bella donna

Franco Zumerle su Amazon.it - 29.07.14
Mi è piaciuto moltissimo e l'ho letto tutto di un fiato! Il libro è avvincente come un giallo scritto da un autore consumata esperienza e la narrazione è precisa come il bisturi di un chirurgo. Davvero piacevole lo stile dello scrittore, preciso e rigoroso, ma nel contempo capace con pochi guizzi di ricreare perfettamente l'atmosfera in cui si svolge l'azione e la personalità degli interpreti. Spero vivamente che l'autore abbia in cantiere una prossima pubblicazione! Link permanente

7. Bellissimo

Marco Esposito su Amazon.it - 08.03.14
Avvincente e molto realistico. Finalmente un romanzo di questo genere in ambiente italico: senza offesa per gli amici americani, ma l'aria di casa nostra la preferisco. Cammarata a quando il prossimo? Link permanente

6. Il racconto prende moltissimo

Alessandra Oddi Baglioni su Amazon.it  - 10.12.13
e su Ultima Books - 10.12.13 
Finalmente una spy-storia italiana che ha il ritmo di un racconto americano e la descrizione di un francese. Il nostro colonnello potrebbe essere stato descritto da Simenon, ma il gruppo di detective informatici esce pari pari da NCIS.
Ho detto tutto questo per sottolineare come l'autore prenda il meglio di queste forme di espressione per fonderle in uno stile tutto suo.
Il colonnello Rey con il suo aspetto tipico da poliziotto, ma con aspirazioni, hobby, amori che da poliziotto non sono, ci fa immedesimare nei suoi alti e bassi sino alla galoppata finale, che lascia nel lettore il dubbio se ciò che è stato raccontato non sia tutto vero.
Perfetta la descrizione di certi ambienti, come il luogo dell'incontro con il Presidente. Viene la voglia di andare a controllare dove sia l'alberghetto.
Utilissimo il glossario alla fine, che permette la comprensione del testo anche ai non nativi digitali.
Una notazione particolare va fatta sulle donne che Manlio descrive, donne che una volta sarebbero state definite mature, ma che lui delinea piene di sexappeal.
Resta un solo rimpianto: avremmo voluto una maggior presenza dell'Harley- Davidson! Link permanente

5. Bello!

Sandra su Ultima Books - 14.10.13
Il libro è scorrevole, credibile, ben ambientato. Era da moltissimo tempo che non leggevo un autore italiano che mi faceva leggere il "suo" libro in un paio di giorni. Lo consiglio! (Inviato il 14/10/13)

4. La forza del dialogo, 3 ottobre 2013

The Georgian su Amazon.it - 03.10.13

Il tenente colonnello Carlo Alberto Rey ha il “volto lungo, pallido, quasi senza espressione” e “ricorda il capitano Wiesler nel film Le vite degli altri”. Inquadratura perfetta, messa a fuoco sicura, mano senza tremori. E click, il ritratto è fatto!
Ecco, ora che lo possiamo vedere con gli occhi privilegiati di chi può allo stesso tempo leggere e immaginare, abituiamoci a conoscerlo, questo ufficiale dei carabinieri, insolito detective che non lascia trapelare grandi emozioni, ma che è perdutamente e sorprendentemente innamorato della sua Harley Davidson.
Impariamo a conoscerlo perché sono certo che dopo questo suo debutto sulle pagine - ma direi fin dentro le pagine - dell’incalzante racconto Il colonnello Rey, suppongo, uscito di recente come ebook per i tipi dell’editrice Tabulas grazie alla prosa incalzante e puntigliosa del suo autore-editore, Manlio Cammarata… beh sono certo che dopo questo debutto potrà diventare una presenza familiare.

Direi di più; il protagonista di una fortunata serie. E per questo confido in Manlio e nella sua operosa e fortunatamente prolifica - per noi tutti - irrequietezza editoriale.
Giornalista, scrittore, fotografo, videoreporter, triestino di nascita (classe 1947), uomo di studi classici con una passione per la tecnologia, per la giurisprudenza e per l’informazione, Cammarata sarebbe stato definito infatti tempo addietro - in quel tempo in cui la lingua italiana era ancora un bene prezioso, conosciuto e rispettato - come un “uomo di multiforme ingegno”. Per la fortuna dei suoi lettori egli è riuscito a convogliare e a fondere in un unicum assolutamente armonico tutte le sue passioni e i suoi interessi nelle pagine di questa spy story e nelle vicende del protagonista che le dà vita e vi si muove all’interno con felpata discrezione. Parola di un lettore accanito (oltreché a sua volta giornalista per una vita e ora scrittore) che tuttavia, salvo una breve stagione giovanile in cui amò le inchieste firmate Ellery Queen, non ha mai frequentato assiduamente il poliziesco come genere letterario.

Eppure… Eppure stavolta, idealmente in groppa anch’io alla Harley del colonnello Rey, mi sono bevuto la sua vicenda in un fiato, ammirato soprattutto dalla dimestichezza dimostrata da Cammarata nell’utilizzo di una tecnica che io - da addetto ai lavori - considero un’arte molto difficile: quella del dialogo. Il libro scorre via infatti sulle parole, sui botta e risposta, dall’inizio alla fine, senza mai stancare. Anzi. Questo mentre il puntiglioso lavoro di ricerca e di riscontri oggettivi nel quale si è cimentato l’autore riesce a fare scaturire dalle pagine informazioni di ogni genere che arricchiscono allo stesso tempo (a sua insaputa) il bagaglio di conoscenze di chi invece segue la trama cercando di capire e di intuire dove sia andato a finire lo scomparso Luca Rinaldi.

Così, dalla geografia all’informatica, dalla tecnica televisiva alle strane leggi comportamentali (vizi e virtù) che governano dietro le quinte i giornali, dall’inquietante mosaico di sigle e di personaggi che vanno a comporre il mondo dei servizi segreti fino a quanto ci può essere di più distante, come la canzone Hey Joe del grande Jimi Hendrix, tutto fluisce armoniosamente nel racconto.
Come? Che cosa c’entra Hendrix con i servizi segreti? Ah no, io questo non ve lo dico di certo, andatevelo a leggere! Link permanente

3. Il dovuto rispetto per la lingua italiana

Francesco Canepa su Amazon.it - 01.10.13
Mi è stato suggerito e ho subito acquistato con piacere un digito-scritto su tale Rey, colonnello dei Carabinieri, che dal titolo risulterebbe essersi ritrovato da qualche parte vicino alla Capitale dopo una, per fortuna, breve, ma strana, assenza. Dopo averlo printato, perché questa è la nuova frontiera dei libri (se t'interessa la carta ce la metti tu, oppure ti compri l'apposito apparecchietto), me lo porto a letto, così sarò colto nel sonno.
Era venerdì notte ed ho smesso di leggerlo il sabato successivo: ma non tre sabati dopo, come nel romanzo, ma dopo ore che non riuscivo a staccarmi, o a prender sonno. Adesso non ricordo.
Questo del sonno mancato è uno degli altri argomenti che invocherò per non dover rispondere di quello che sto scrivendo. D'altronde anche gli autori di romanzi invocano sempre qualche scusa per non dover rispondere di quello che hanno scritto, tipo: fatti e personaggi sono "assolutamente casuali".
In questo caso, caro il mio autore, l'attenuante non vale, perché la vicenda non è stata scritta con una banale penna, ma con una micidiale microcamera alla quale non sfugge nulla della realtà che si dipana sotto i nostri occhi. Qui di "inventato" non c'è proprio nulla.
Questo è anche uno dei motivi per i quali la lettura non può essere interrotta: perché la realtà non si ferma, non ci aspetta e, comunque, non se ne può uscire fuori.
Peggio per chi comincia a leggere.
Si tratta di un'opera nata e scritta nel, e per il, ventunesimo secolo: chi non è "informaticizzato" (se l'ambasciatore Rebecchi di Pietralata mi passa il neologismo), e non è in possesso di laurea in arte, in storia (recente) e di un solido diploma di maturità classica, lasci perdere o si legga un blade runner qualsiasi.
Questa infatti non è un'opera qualsiasi e può vantare anche un'altra fondamentale differenza con le cose che vengono scritte oggi (anzi – purtroppo – da parecchi lustri): qui c'è anzitutto il dovuto rispetto della lingua italiana – salvo gli aggiornatissimi anglo-americanismi dell'informatica 2.0 – della sua grammatica, della sua sintassi e della sua ricchezza lessicale ed espressiva, frammista ad una bella dose di (perfida) ironia.
Stranamente l'acribia con la quale la (perfida) microcamera si sofferma su certi particolari – che possono senz'altro essere ritenuti ridondanti o superflui, ivi compresi quei mirabolanti effetti cinematografici di subliminal adversiting – non solo non infastidisce, ma, anzi, rende ancora più emozionante la nostra presenza negli eventi che implacabilmente vanno avanti.
L'autore arriva a premettere l'elenco di quelli che lui chiama "personaggi" e che invece sono le persone nella vita delle quali ci siamo ritrovati involontariamente in mezzo. Ma non per maleducazione, ma per pura casualità: questa sì "assolutamente casuale".
Alla fine un provvido glossario ci offre un validissimo ausilio che ci tornerà utile nella vita per districarci anche in eventuali ulteriori avventure che ci dovessero vedere coinvolti con strane barbe finte che fanno strane cose dentro strani Palazzi romani abbarbicati su strani colli romani.
A proposito: nella seconda edizione l'autore cerchi di farci capire quale sarebbe il colle, fra i tanti di Roma, dove ci ritroviamo spesso con alcune strane persone e con un nuovo presidente.
Forse mi è sfuggita qualcosa proprio verso la fine: ma che cos'è una "Sportster", credo "883", che fa cento chilometri con un pieno? Con quello che costa il carburante suggerirei – sempre per la seconda edizione del romanzo, o, se continua la crisi, anche per la terza – di sostituirla, insieme all'Alfa 156 del medesimo colonnello, con qualcosa che succhia meno benzina e, magari, sputa meno CO2.
Non occorre essere informatici per seguire la storia, ma gli hacker di lungo corso, e anche gli smanettoni semplici, trovano pane per i loro denti. Link permanente

2. Una storia che sembra vera

Dino Joris su Amazon.it - 29.09.13

Questo colonnello è uno strano tipo. Per la prima metà della storia è un carabiniere irreprensibile, duro, algido, quasi antipatico. Poi incontra un gran pezzo di figliola e rivela ben altre doti. Alla fine pianta tutti in asso e se ne va in campagna a cavallo di una moto. Un personaggio originale, ben diverso dai soliti agenti segreti con la pistola e dai soliti commissari di polizia che popolano i thriller a tutte le latitudini.
Originale è anche la storia, scritta dalla penna veloce di un giornalista, ma con uno stile non privo di raffinate suggestioni. Forse manca un po’ di dramma, non ci sono morti violente (solo un cadavere bruciato, en passant) sangue e scazzottate, che sono ingredienti normali nelle spy story.
I personaggi sono vivi e credibili, tipi che incontriamo spesso e non ci sembrano affatto romanzeschi. Tutta la storia sembra vera, con il suo ritmo incalzante e gli ambienti realisticamente disegnati in pochi tratti. Una lettura da consigliare, anche perché non è un “mattone” di mille pagine, come certi thriller oggi di moda. Si incomincia la sera e si finisce prima di andare in ufficio, visto che è difficile lasciarlo a metà. Link permanente

1. Un bel libro moderno di altri tempi

Andrea Monti (Italy) su Amazon.it - 26.09.13
La prima recensione è... in conflitto di interessi, perché Andrea ha seguito la stesura del romanzo fin da''inizio. Mi ha dato molti consigli e in qualche caso mi ha strigliato. Lo ringrazio anche per questo. (M.C.)

Il colonnello Rey è un bel libro moderno di altri tempi. Rigoroso nella descrizione del contesto, preciso fino alla pedanteria (che però non dispiace) nell'uso della lingua italiana, credibile nella descrizione dei personaggi e della trama. La narrazione è, a differenza dei soliti libercoli su templari tecnologici, librerie misteriose, paccottiglia proto-new age, quasi algida e, proprio per questo, coinvolgente. L'autore - che qui rivela il suo notevole retroterra di giornalista - non scrive per "emozionare" (anche choccanndo, magari) ma per raccontare (informare?). E come in ogni buon racconto, lo scrittore scompare dietro i fatti che, alla fine, parlano da soli. In poche parole, Il Colonnello Rey è una spy story nella forma del reportage. Ed è proprio questa forma narrativa a destabilizzare il lettore: alla fine del libro rimane il forte dubbio se le vicende che racconta siano di pura fantasia o se, al contrario, dicano nella forma del racconto quello che un'inchiesta giornalistica non può rendere pubblico. Link permanente

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