C'era una volta, in queste pagine, il "Manuale di
redazione del self-publisher": poche
regole da seguire per rendere presentabile
un libro. Nelle ultime puntate era
sconfinato in "consigli per la buona
scrittura". Andiamo avanti così.
Ma che cos'è la "buona
scrittura"? E' il primo gradino da
salire affinché chi scrive (scrivente)
possa diventare scrittore. Solo il
primo, perché altri dovranno essere
superati per far crescere la scrittura
al livello della letteratura.
La "buona scrittura" è il
risultato di molti fattori. Il primo è
nell'uso e nella combinazione delle parole
giuste per esprimere le idee e raccontare i
fatti. Insomma, nell'uso corretto della
lingua.
La lingua è una parte essenziale del
patrimonio culturale di una nazione. La
lingua reca le tracce della storia, del
pensiero, degli assetti sociali.
La lingua è un organismo vivente. Le sue
cellule - le parole - nascono o muoiono in
continuazione e rispecchiano gli usi e la
cultura del tempo. La lingua si evolve
accogliendo termini nuovi e abbandonando
termini desueti.
La lingua si arricchisce di parole che
riguardano temi nuovi. Ma troppo spesso si
impoverisce, per la fretta e per le forme di
comunicazione semplificata imposte dai media
(i giornali online e i social
media sono assassini della lingua, per
non parlare della televisione).
Un esempio, già fatto in queste
pagine,è illuminante. E' la soppressione di
fatto di una serie di espressioni diverse:
Controllare, tenere sotto
controllo.
Sorvegliare, esercitare un’attenta
sorveglianza.
Osservare con attenzione.
Verificare, sottoporre a verifica.
Vigilare
Esaminare
Valutare
Scrutare
In italiano ciascuna di queste
espressioni ha un significato particolare,
che viene perso con l'uso indiscriminato di
un anglicismo: monitorare.
Evoluzione della lingua? No. E'
"involuzione", impoverimento,
perdita di informazione.
Pezzi di linguaggio, cioè pezzi di
cultura, si perdono ogni volta che si usa
una parola al posto di un'altra. Un aereo
non gira,
ma vira. Un reparto militare non si posiziona, ma
si schiera. Di una casa distrutta o
di un aereo precipitato non restano detriti ma,
rispettivamente, macerie e rottami.
I giornali e le televisioni offrono in
continuazione un campionario sterminato di
queste imprecisioni linguistiche. L'orecchio
si abitua, il cervello si riposa e la
cattiva scrittura si riversa meccanicamente
nelle opere degli scriventi che non vogliono
sforzarsi per diventare scrittori.
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