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 NON È CASABLANCA, COLONNELLO REY
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 La terza storia
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                      Non è Casablanca, è Tripoli, colonnello Rey. È la Libia dei nostri giorni, dove gli jihadisti fanno prove generali di terrorismo elettronico. Aerei in volo che perdono all'improvviso i contatti radio, telefoni e computer che smettono di funzionare. Una catastrofe sfiorata. L'Italia è il Paese più esposto agli attacchi e il capo del
                      Governo è all'estero. Il Presidente della Repubblica prende in mano la situazione, tra le esitazioni e i cavilli delle
                      gerarchie politiche e militari. 
                      Ma lei dov'è, Carlo Alberto Rey? Il terrorismo elettronico è pane per i suoi denti. Ma è scomparso da più di un anno, non è più il tenente colonnello Rey, agente del controspionaggio. Ha dato le dimissioni e se n'è andato sbattendo la porta. 
                      La ritroviamo in Libia, prigioniero dei miliziani islamisti e vestito della tuta arancione dei condannati a morte. Si salverà e sventerà la minaccia terrorista, scambiando messaggi in codice con le battute del vecchio film "Casablanca", che faranno impazzire anche i servizi di intelligence americani. 
                      Dovrà superare altre prove, colonnello: attraversare a piedi chilometri di deserto, fuggire in motocicletta tra le raffiche dei Kalashnikov, beccarsi una pallottola che potrebbe spedirla all'altro mondo. 
                      Ma al largo della Libia incrociano le navi militari italiane. E gli incursori della Marina sbarcano invisibili nel silenzio della notte africana. 
                       
                      
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